Arte e fede


Il patrimonio artistico della Città del Vaticano costituisce una sorta di grande “parabola” mediante la quale il Papa parla a uomini e donne di ogni parte del mondo, e quindi di molteplici appartenenze culturali e  religiose, persone che magari non leggeranno mai un suo discorso o una sua omelia

“I Musei Vaticani non sono nuovi a iniziative che illustrano il legame tra arte e fede, a partire dal patrimonio conservato nelle Gallerie PontificieDiverse esposizioni sono state realizzate con questo tema, come pure alcuni audiovisivi. Tuttavia, il film che abbiamo visto si presenta come un contributo degno di speciale nota, soprattutto perché compare all’inizio dell’Anno della fede. Esso costituisce in effetti un contributo specifico e qualificato dei Musei Vaticani all’Anno della fede, e questo giustifica
anche il grande impegno profuso a vari livelli. Come esplicitamente mette in risalto la parte finale del film, per molte persone la visita ai Musei Vaticani rappresenta, nel loro viaggio a Roma, il contatto maggiore, a volte unico, con la Santa Sede; è perciò un’occasione privilegiata per conoscere il messaggio cristiano. Si potrebbe dire che il patrimonio artistico della Città del Vaticano costituisce una sorte di grande “parabola” mediante la quale il Papa parla a uomini e donne di ogni parte del mondo, e quindi di molteplici appartenenze culturali e religiose, persone che magari non leggeranno mai un suo discorso o una sua omelia. Viene da pensare a quello che Gesù diceva ai suoi discepoli: a voi i misteri del Regno di Dio vengono spiegati, mentre a quelli “di fuori” tutto è annunciato “in parabole” (Mc 4,10-12). Il linguaggio dell’arte è un linguaggio parabolico, dotato di una speciale apertura universale: la “via Pulchritudinis” è una via capace di guidare la mente e il cuore verso l’Eterno, di elevarli fino alle altezze di Dio.
Ho molto apprezzato il fatto che nel film si faccia ripetutamente riferimento all’impegno dei Pontefici Romani per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artistico; e anche, nell’epoca contemporanea, per un rinnovato dialogo della Chiesa con gli artisti. La Collezione di Arte Religiosa Moderna dei Musei Vaticani è la dimostrazione vivente della fecondità di questo dialogo. Ma non solo essa. Tutto il grande organismo dei Musei Vaticani – si tratta in effetti di una realtà viva! – possiede anche questa dimensione che potremmo chiamare “evangelizzante”. E ciò che appare, val a dire le opere esposte, presuppone tutto un lavoro che non appare, ma che è indispensabile, per la loro migliore conservazione e fruizione. Sono lieto, in particolare, di rendere omaggio alla grande sensibilità per il dialogo tra arte e fede del mio amato Predecessore il Beato Giovanni Paolo II: il ruolo che la Polonia occupa in questa produzione attesta i suoi meriti in questo campo.
Arte e fede: un binomio che accompagna la Chiesa e la Santa Sede da duemila anni, un binomio che anche oggi dobbiamo valorizzare maggiormente nell’impegno di portare agli uomini e alle donne del nostro tempo l’annuncio del Vangelo, del Dio che è Bellezza e Amore infinito.
Ringrazio nuovamente tutti coloro che, in diversi modi, hanno cooperato a realizzare questo film - documentario, ed auguro che esso susciti in molte persone: il desiderio di conoscere meglio quella fede che sa ispirare tali e tante opere d’arte” (Benedetto XVI, Proiezione del Film Documentario “Arte e Fede”,25 – X – 2012)

Come il Catechismo, anche il Compendio si articola in quattro parti, in corrispondenza delle leggi fondamentali della vita in Cristo: la fede professata, celebrata, vissuta, pregata.
La prima parte, la fede professata dalla Chiesa Cattolica, ricavata dal Simbolo apostolico illustrato con il Simbolo – Niceno – Costantinopolitano, la cui proclamazione nelle assemblee cristiane mantiene viva la memoria delle principali verità della fede anche nell’ascolto o preghiera del Crocifisso risorto che parla oggi attraverso la Scrittura, si dona in Persona nei sacramenti per assimilarci a Lui e per pregare.
Una seconda caratteristica del Compendio è la sua forma dialogica che riprende un antico genere letterario catechistico, fatto di domande e risposte, come il Grande e Piccolo Catechismo di san Pio X.
Una terza caratteristica è data dalla presenza di alcune immagini, che scandiscono lì articolazione del Compendio.Esse provengono dal ricchissimo patrimonio dell’iconografia cristiana. Dalla secolare tradizione conciliare apprendiamo che l’immagine è predicazione evangelica. Gli artisti di ogni tempo hanno offerto alla contemplazione e allo stupore dei fedeli i fatti salienti del mistero della salvezza, presentandoli nello splendore del colore e nella perfezione della bellezza. E’ un indizio questo, di come oggi più che mai, nella civiltà dell’immagine, l’immagine sacra possa esprimere molto di più della stessa parola, dal momento che è oltremodo efficace il suo dinamismo di comunicazione e di trasmissione del messaggio evangelico, di Dio che non si vede immediatanente ma si giunge a vederlo con la ragione attraverso la mediazione del vero, del buono, del bello creaturale e sacramentale.

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