Anno della fede anno catechistico
Nell’Anno della fede dobbiamo fare il possibile, di fronte all’”analfabetismo religioso”, per un rinnovamento catechistico
“Battesimo e fede sono inseparabili. Il Battesimo è il Sacramento della fede e la fede ha un duplice aspetto.
- E’ un fatto profondamente personale: io conosco Cristo, mi incontro con Cristo e do fiducia a Lui. Pensiamo alla donna che tocca il suo vestito nella speranza di essere salvata (Mt 9, 20-21); si affida a Lui totalmente e il Signore dice: Sei salva, perché hai creduto (Mt 9,22). Anche ai lebbrosi, all’unico che ritorna, dice: La tua fede ti ha salvato (Lc 17,19). Quindi la fede inizialmente è soprattutto un incontro personale, un toccare il vestito di Cristo, un essere toccato da Cristo, essere in contatto con Cristo, affidarsi al Signore, avere e trovare l’amore di Cristo e, nell’amore di Cristo, la chiave anche della verità, dell’universalità.
- Ma proprio per questo, perché chiave dell’universalità dell’unico Signore, tale fede non è solo un
atto personale di fiducia, ma un atto che ha un contenuto. La fides qua esige la fides quae, il contenuto della fede, e il Battesimo esprime questo contenuto: la formula trinitaria è l’elemento sostanziale del credo dei cristiani. Esso, di per sé, è un “sì” a Cristo, e così al Dio Trinitario, con questa realtà, con questo contenuto che mi unisce a questo Signore, a questo Dio, che ha questo Volto: vive come Figlio del Padre nell’unità dello Spirito Santo e nella comunione del Corpo di Cristo. Quindi, questo mi sembra molto importante: la fede ha un contenuto e non è sufficiente, non è un elemento di unificazione se non c’è e non viene vissuto e confessato questo contenutodella unica fede.
Perciò, “Anno della Fede”, Anno del Catechismo – per essere molto pratico – sono collegati imprescindibilmente. Rinnoveremo il Concilio solo rinnovando il contenuto –condensato poi di nuovo –del Catechismo della Chiesa Cattolica. E un grande problema della Chiesa attuale è la mancanza di conoscenza della fede, è l’”analfabetismo religioso”, come hanno detto i Cardinali venerdì scorso circa questa realtà. “Analfabetismo religioso”; e con questo analfabetismo non possiamo crescere, non può crescere l’unità. Perciò dobbiamo noi stessi appropriarci di nuovo questo contenuto, come ricchezza dell’unità e non come pacchetto di dogmi e comandamenti, ma come realtà unica che si rivela nella sua profondità e bellezza. Dobbiamo fare il possibile per un rinnovamento catechistico, perché la fede sia conosciuta e così Dio sia conosciuto, Cristo sia conosciuto, la verità sia conosciuta e cresca l’unità nella verità.
Poi tutte queste unità finiscono nel: “un solo Dio Padre di tutti”. Tutto quanto non è umiltà, tutto quanto non è fede comune, distrugge l’unità, distrugge la speranza e rende invisibile il Volto di Dio. Dio è Uno e Unico. Il monoteismo era il grande privilegio di Israele, che ha conosciuto l’unico Dio, e rimane costitutivo della fede cristiana. Il Dio Trinitario – lo sappiamo – non sono tre divinità, ma è un unico Dio; e vediamo meglio che cosa voglia dire unità: unità è unità dell’amore. E’ così: proprio perché è il circolo di amore, Dio è Uno e Trino.
Per Paolo, come abbiamo visto, l’unità di Dio si identifica con la nostra speranza. Perché? In che modo? Perché l’unità di Dio è speranza, perché questa ci garantisce che, alla fine, non ci sono diversi poteri, alla fine non c’è dualismo tra poteri diversi e contrastanti, alla fine non rimane il capo del drago che si potrebbe levare contro Dio, non rimane la sporcizia del male e del peccato. Alla fine rimane solo la luce! Dio è unico ed è l’unico Dio: non c’è altro potere contro di Lui!Sappiamo che oggi, con mali che viviamo nel mondo sempre più crescenti, molti dubitano dell’Onnipotenza di Dio; anzi diversi teologi – anche buoni – dicono che Dio non sarebbe Onnipotente, perché non sarebbe compatibile con l’onnipotenza quanto vediamo nel mondo; e così essi vogliono creare una nuova apologia, scusare Dio e “discolpare” Dio da questi mali. Ma questo non è il modo giusto, perché se Dio non è Onnipotente, se ci sono e rimangono altri poteri, non è veramente Dio e non è speranza, perché alla fine rimarrebbe il politeismo, alla fine rimarrebbe la lotta, il potere del male. Dio è l’Onnipotente, l’unico Dio. Certo, nella storia si è dato un limite alla sua onnipotenza, riconoscendo la nostra libertà. Ma alla fine tutto ritorna e non rimane altro potere; questa è la speranza: che la luce vince, l’amore vince! Alla fine non rimane la forza del male, rimane solo Dio! E così siamo nel cammino della speranza, camminando verso l’unità dell’unico Dio, rivelatori per lo Spirito Santo, nell’Unico Signore, Cristo” (Benedetto XVI, Incontro con i parroci di Roma, 23 febbraio 2012).
E’ una catechesi splendida, soprattutto per noi sacerdoti. Sull’altare dove celebra, altare dominato dalla Croce del Risorto, il sacerdote nella Messa vede Gesù in Croce e quando pronuncia le parole della consacrazione, non c’è più solo una Croce inerte davanti a lui, e tra le sue mani c’è Nostro Signore stesso, com’era sulla Croce in modo incruento, ma ormai vivo, risuscitato nello splendore della sua gloria: è Lui che egli tiene tra le sue mani dopo aver invocato lo Spirito Santo e pronunciato le parole della consacrazione.
Già all’origine della sua Incarnazione, la presenza del Figlio del Padre nello Spirito Santo in un volto umano cioè la via umana alla Verità e alla Vita, Trinità unico Dio, rappresentava un mistero: com’è possibile che quest’uomo, che mangia come noi, che viaggia come noi, che si stanca come noi, che è in tutto uguale a noi, sia Dio? Che sia il Creatore, la Ragione per cui tutto è stato creato, sia la speranza che l’amore vince, la luce illumina? Che sia la via umana di una bontà divina che ci ama non perché siamo buoni ma perché Lui è buono e vuole farci buoni, suoi amici? Quel Dio che possiede un volto umano, che ci ha amato fino a farsi uccidere senza soccombere, ciascuno personalmente e come umanità, è stato concepito, è nato dalla Vergine Maria, cresciuto a Nazareth, ha camminato per le vie della Palestina, ha compiuto miracoli e risorto è contemporaneo a tutti e a tutto. Lui stesso ha chiesto ai dodici che si è scelto: la gente che dice che io sia? E voi? E Pietro gli fa questa dichiarazione di fede: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E dopo aver ricevuto lo Spirito Santo Pietro dice ai giudei: Voi avete crocifisso il Figlio di Dio, il Giusto, che era venuto per liberarvi dal peccato e da ogni male. Allora i Giudei chiedono: Che dobbiamo fare? Fatevi battezzare; pentitevi dei vostri peccati; fate penitenza e riceverete lo Spirito Santo per divenire figli nel Figlio, per credere alla verità con la sola forza della verità e all’amore con la sola forza dell’amore che giunge fino al perdono per cui il male che si fa non definisce chi lo fa e fino al momento terminale c’è la possibilità di rendersi conto, pentirsi e lasciarsi ricreare con il Sacramento della Penitenza. Questo è il Vangelo!
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