Ordinazione donne: il card. Joseph Ratzinger risponde ad una domanda di Peter Seewald (“Il sale della terra” pp. 238-241)
D: Anche riguardo a un altro problema, quello dell’ordinazione delle donne, è stato pronunciato un no assoluto in forma infallibile dal magistero. Nell’autunno 1995 vi è stata un’ulteriore conferma da parte del Papa. “Non abbiamo il diritto di introdurre dei cambiamenti”: era questo il senso della dichiarazione. Dunque, ancora una volta decide l’argomento storico. Se lo si prende sul serio, però, non avrebbe potuto esistere mai un uomo come Paolo, poiché tutto ciò che è nuovo deve prendere il posto dell’antico, anche nel sacro. Paolo ha fatto cose nuove. La domanda è allora: Quando si può metter fine a una certa regolamentazione? Che fare con il nuovo? E ancora: l’irrigidirsi sulla storia non può essere una forma di idolatria, incompatibile con la libertà del cristiano?
R: Credo siano necessarie alcune precisazioni.
- La prima è che san Paolo ha compiuto qualcosa di nuovo in nome di Cristo e non a titolo personale. Ha anche posto in risalto molto chiaramente che chi riconosce valida la rivelazione veterotestamentaria, ma, d’altro canto, varia qualcosa di propria iniziativa, non agisce correttamente.
Il Nuovo è potuto arrivare, perché Dio ha posto il Nuovo in Cristo. E come servitore di questo Nuovo, egli sapeva che non si trattava di una propria invenzione, ma che ciò derivava dalla novità di Gesù Cristo stesso. Questa, a sua volta, poneva dei vincoli, e su questo egli era molto severo. Pensi, ad esempio, al racconto dell’ultima cena, in cui Paolo così scrive: “Io stesso ho ricevuto ciò che vi ho trasmesso”.
Paolo afferma, quindi, di essere vincolato molto chiaramente a ciò che il Signore ha fatto l’ultima notte e che gli è stato trasmesso. Pensi ancora all’annuncio della risurrezione, in cui egli ripete ancora: “L’ho ricevuto e l’ho anche incontrato personalmente”.
Così noi insegniamo e così lo insegniamo noi tutti: chi non lo fa, si allontana da Cristo. Paolo distingue chiaramente tra il Nuovo che deriva da Cristo, e il legame con Cristo, l’unica cosa che lo possa legittimare a mettere in pratica questo Nuovo. Questo è il primo punto.
Il secondo è che, difatti, in tutti i campi, in cui sono stati posti vincoli o direttamente dal Signore o per tramite della tradizione apostolica, avvengono - anche oggi – continui mutamenti.
La domanda è, appunto, se una certa realtà viene dal Signore o no, e da che cosa sia possibile capirlo. La risposta, confermata anche dal Papa, che noi, come Congregazione per la Dottrina della Fede, abbiamo dato in merito al problema dell’ordinazione delle donne non dice che ora il Papa ha posto un atto dottrinale infallibile.
Egli ha piuttosto constatato che la Chiesa, i vescovi di ogni luogo e tempo, hanno sempre insegnato questo e hanno sempre agito in questo modo.
Il Concilio Vaticano II dice: dove accade che vescovi nel corso di un tempo molto lungo convengono su una dottrina e attuino una condotta unitaria, si tratta di un insegnamento infallibile, che è espressione di un vincolo. Che non hanno creato loro stessi.
La nostra risposta si riferisce proprio a questo passo del concilio (Lumen gentium, 25). Non si tratta dunque, come detto precedentemente, di un atto di infallibilità posto dal papa, ma il suo carattere vincolante si basa sulla continuità della tradizione.
Infatti questa continuità dall’origine è già qualcosa di mo9lto importante. Tanto più che allora non era affatto una cosa ovvia. Infatti, le antiche religioni conoscevano l’istituzione delle sacerdotesse, e lo stesso avveniva anche nei movimenti gnostici. Uno studiosa italiano ha recentemente scoperto che nei secoli V-VI, in Italia meridionale alcuni gruppi avevano istituito delle sacerdotesse, suscitando l’immediata opposizioni dei vescovi e del papa.
La tradizione non è nata dal mondo circostante, ma dall’interno del cristianesimo…
Il punto cruciale è, infatti, dato dalla domanda: che cosa è il sacerdozio? Siamo qui di fronte a un sacramento (che rimanda a Cristo “vir”) oppure abbiamo solo a che fare con un avvicendamento nella guida nel quale a nessuno è consentito accedere stabilmente al “potere”? In questo senso, credo che negli anni a venire anche il dibattito su questo tema sarà impostato in modo diverso”.
Giovanni Paolo II, con la lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis del 22 maggio 1994: “Benché la dottrina circa l’ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini sia conservata dalla costante e universale Tradizione della Chiesa e sia insegnata con fermezza dal magistero nei documenti più recenti, tuttavia nel nostro tempo in diversi luoghi la si ritiene discutibile, o anche si attribuisce alla decisione della Chiesa di non ammettere le donne a tale ordinazione un valore meramente disciplinare.
“Pertanto, a tal fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa” (n. 4).
Ci fu però bisogno di un altro intervento il 28 ottobre 1995: “Dubbio: Se la dottrina, secondo la quale la Chiesa non ha facoltà di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne, proposta nella Lettera Apostolica OrdinatioSacerdotalis, come da tenersi in modo definitivo, sia da considerasi appartenente al deposito della fede. Risposta: Affermativa. Questa dottrina esige assenso definitivo, poiché, fondata nella Parola di Dio scritta e costantemente conservata e applicata nella Tradizione della Chiesa fin dall’inizio, è stata proposta infallibilmente dal magistero ordinario e universale (Concilio vaticano II, Lumen Gentium, 25,2). Pertanto, nelle presenti circostanze, il Sommo Pontefice, nell’esercizio del suo proprio ministero di confermare i fratelli (Lc 22,32) ha proposto la medesima dottrina con una dichiarazione formale, affermando esplicitamente ciò che si deve tenere sempre, ovunque e da tutti i fedeli, in quanto appartenente al deposito della fede”.
A questi interventi vanno aggiunti il can. 1024 (“Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile”) e così il n. 1577 del Catechismo della Chiesa Cattolica: “Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile (“vir”). Il Signore ha scelto uomini (“viri”) per formare il collegio dei dodici Apostoli, e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori che sarebbero loro succeduti nel ministero. Il collegio dei Vescovi, con i quali i presbiteri sono uniti nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di Cristo il collegio dei Dodici. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l’ordinazione delle donne non è possibile”.
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