Esegesi storica e teologia

Esegesi storica e teologia nei due volumi Gesù di Nazareth

La specificità dei due volumi Gesù di Nazareth – ne uscirà ancora un terzo – consiste nel fatto che Joseph Ratzinger Benedetto XVI riesce ad unire esegesi storica e teologia. Offre una esegesi teologica, raccogliendo i risultati più importanti della esegesi degli ultimi due secoli, e collegandoli con una teologia sana: un po’ come hanno fatto i padri della Chiesa. In questo senso il Papa è convinto che la sua missione principale sia quella di confermare i fratelli nella fede.
Nel libro fa questo, non con la sua autorità di Pontefice, ma nella sua veste umile di teologo, mostrandoci cosa il concilio Vaticano II intende quando chiede agli esegeti di interpretare la sacra
Scrittura a partire da tre criteri:
-         bisogna spiegare ogni passo della Scrittura nel contesto di tutta la Sacra Scrittura,
-         poi nel contesto della tradizione della Chiesa
-         e quindi in accordo con tutta la fede.
Il Papa ci indica questo metodo teologico come vero maestro. Si tratta, soprattutto dopo l’esortazione apostolica post – sinodale Verbum Domini, di un’opera di grandissima importanza. Forse segna un nuovo inizio nel rinnovamento della esegesi e dell’interpretazione della Parola di Dio.
Circa i contenuti del libro è molto interessante vedere come Joseph Ratzinger Benedetto XVI spiega che il cristianesimo abbia un fondamento storico. Si fonda su eventi storici: la nascita di Gesù, la sua vita, la sua predicazione; il Signore ha veramente celebrato l’ultima cena prima di morire; è veramente morto e risorto. Il cristianesimo non è una fantasia, non è un mito, è radicato nella storia.
Joseph Ratzinger Benedetto XVI poi spiega cosa significa che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio. Egli parte dall’Antico Testamento ed è una sua specificità spiegare il Nuovo testamento partendo dall’Antico. Afferma che nell’Antico Testamento i profeti hanno annunciato la venuta del Messia. Ma ai tempi di Gesù, vi erano tante aspettative e immagini come sarebbe stato questo Messia. Joseph Ratzinger Benedetto XVI spiega che Gesù non era un Messia politico ma religioso: è venuto per liberarci dal peccato, per darci la vita veramente vita, la vita in abbondanza. E’ stato condannato perché ha professato apertamente che era Figlio di Dio. Ha confermato davanti a Pilato che era Re e il suo regno era un regno di verità e di amore. E’ venuto per rendere testimonianza alla verità e all’amore. Non è venuto per combattere contro i romani. E’ venuto per combattere contro il peccato per portarci alla verità che rende liberi, per svelarci il vero volto di Dio e la grande vocazione di ogni uomo, e per mostrarci il cammino verso la vita veramente vita, verso la speranza affidabile sia dell’anima che del corpo.
In un altro punto spiega che oggi molti non intendono bene: cosa significa redenzione, salvezza, liberazione dai peccati. Fa presente che il peccato ha conseguenze gravi, non solo sulla persona che pecca, ma anche sulla società. Pensiamo ai criminali che distruggono non solo se stessi ma danneggiano molti, ai terroristi che sono una minaccia per tutta al società Per riparare ai peccati bisogna prendere sul serio il male proveniente da Satana e dal libero arbitrio, non da Dio. Dio, però, non poteva semplicemente ignorare il peccato. Gesù ha portato su di sé i nostri peccati. E’ morto per noi, per liberarci appunto dal peccato e dalle sue conseguenze poiché da atto diventa stato. In questo senso Gesù è il Redentore, assume su di sé i nostri peccati.  Ed è anche il vero Sacerdote della Nuova Alleanza, che offre non qualcosa, ma se stesso per riconciliarci col Padre e tra di noi.
Il punto culminante del libro è la risurrezione di Gesù, un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni e non certo creatori. Nello steso tempo essa non è affatto un semplice ritorno alla nostra vita terrena; è invece la più grande “mutazione” mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l’intero universo. Il fatto che Gesù è risorto significa che Gesù continua a vivere come Dio che possiede un volto umano – per sempre – nel mistero di Dio, aprendoci, con il dono del Suo Spirito, la porta al Padre e mostrandoci quale sia la nostra grande vocazione: vivere la nostra umanità in un senso trasfigurato e rinnovato alla presenza di Dio. La risurrezione di Gesù era un fatto così importante, spiega Joseph Ratzinger Benedetto XVI, che i cristiani sin dall’inizio non hanno celebrato il sabato come gli ebrei, ma il primo giorno della settimana, la domenica, il giorno della risurrezione. E così si coglie l’importanza della Domenica e della Messa domenicale. Anche noi per essere cristiani, per ogni testimonianza cristiana, non possiamo non incontrare Gesù  risorto almeno nella Messa della Domenica, perché Egli rimane presente in mezzo a noi. Non ha lasciato il mondo, e il cielo è la zona del Dio vivente.; entrando in Dio, presente dovunque, è rimasto presente nella storia. Quindi Joseph Ratzinger Benedetto XVI ci spiega l’importanza della Domenica, della Liturgia e della Messa domenicale: non parteciparvi per un cristiano è la più grave omissione.  

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