Il soprannatuale nel naturale

La pietà popolare incarna una fede vissuta con il cuore dove il soprannaturale diventa naturale e il naturale è illuminato dal soprannaturale

Domanda: Santità lei è già stato altre volte in Croazia e il suo predecessore ha fatto ben tre viaggi in questo Paese. Si può parlare di una relazione particolare fra la Santa Sede e la Croazia? Quali sono i motivi e gli aspetti più significativi di questa relazione e di questo viaggio?

Risposta:”Personalmente sono stato due volte in Croazia. La prima volta per i funerali del cardinale Seper – mio predecessore alla Dottrina della Fede – che era un mio grande amico, perché era Presidente anche della Commissione Teologica, di cui sono stato membro. Perciò ho conosciuto la sua bontà, la sua intelligenza, il suo discernimento, la sua allegria. E questo mi ha dato anche un’idea della Croazia stessa, perché era un grande croato e un grande europeo. E poi sono stato, ancora una volta, invitato dal segretario particolare Capek, anche lui un uomo di grande allegria e di grande bontà, per un simposio e per una celebrazione in un santuario mariano. Qui ho vissuto la pietà popolare, che è molto simile a quella delle mie terre, devo dire. E
sono stato molto felice di vedere questa incarnazione della fede: una fede vissuta con il cuore, dove il soprannaturale diventa naturale e il naturale è illuminato dal soprannaturale. E così ho visto e vissuto questa Croazia, con la sua millenaria storica cattolica, sempre molto vicina alla Santa Sede, e naturalmente con la precedente storia della Chiesa antica. Ho visto che c’è una fratellanza molto profonda nella fede, nella volontà di servire Dio per l’uomo, nell’umanesimo cristiano. In questo senso, mi sembra, c’è un collegamento naturale in questa vera cattolicità, che è aperta a tutti e che trasforma il mondo o vuol trasformare il mondo secondo le idee del Creatore”.

Domanda: Santo Padre, la Croazia a breve si dovrebbe unire alle 27 nazioni che fanno parte dell’Unione Europea: però negli ultimi tempi, nel popolo croato è aumentato un certo scetticismo nei confronti dell’Unione. In questa situazione, Lei pensa di dare un messaggio di incoraggiamento ai croati, perché guardino verso l’Europa in una prospettiva non solo economica, ma anche culturale e con i valori cristiani?

Risposta: “Io penso che la maggioranza dei croati pensa sostanzialmente con grande gioia a questo momento in cui si unisce all’unione Europea, perché è un popolo profondamente europeo. I cardinali sia Seper, sia Kuharic, sia Bozanic, mi hanno sempre detto: “Noi non siamo Balcani, ma siamo Mitteleuropa”. Quindi è un popolo che sta al centro dell’Europa, della sua storia e della sua cultura. In questo senso – penso – è logico, giusto e necessario che entri. Penso anche che il sentimento prevalente sia quello di gioia, di stare dove storicamente e culturalmente la Croazia è stata sempre. Naturalmente si può capire anche un certo scetticismo se un popolo numericamente non grande entra in questa Europa già fatta e già costruita. Si può capire che forse c’è una paura di un burocratismo centralistico troppo forte, di una cultura razionalistica, che non tiene sufficientemente conto della storia e della ricchezza della storia e anche della ricchezza della diversità storica. Mi sembra che proprio questa possa essere anche una missione di questo popolo, che entra adesso: di rinnovare nell’unità la diversità. L’identità europea è un’identità propria nella ricchezza delle diverse culture, che convergono nella fede cristiana, nei grandi valori cristiani.  Perché questo sia di nuovo visibile e efficiente, mi sembra sia proprio anche una missione dei croati che entrano adesso di rafforzare, contro un certo razionalismo astratto, la storicità delle nostre culture e la diversità, che è la nostra ricchezza. In questo senso incoraggio i croati: il processo di entrare in Europa è un processo reciproco di dare e di ricevere. Anche la Croazia dà la sua storia, con la sua capacità umana ed economica, e riceve naturalmente, allargando così l’orizzonte e vivendo in questo grande commercio non solamente economico, ma soprattutto anche culturale e spirituale”.
Domanda: Molti croati speravano che in occasione del suo viaggio potesse avvenire la canonizzazione del beato cardinale Stepinac: qual è per lei l’importanza oggi della sua figura?

Risposta: “Il cardinale era un grande pastore e un grande cristiano e così anche un uomo di un umanesimo esemplare. Io direi che era la sorte del cardinale Stepinac che ha dovuto vivere in due dittature contrastanti, ma che erano entrambe antiumaniste: prima il regime ustascia, che sembrava adempiere il sogno dell’autonomia e dell’indipendenza, ma in realtà era un’autonomia che era una menzogna perché strumentalizzata da Hitler per i suoi scopi. Il cardinale Stepinac ha capito molto bene questo e ha difeso l’umanesimo vero contro questo regime, difendendo serbi, ebrei, zingari; ha dato – diciamo – la forza di un vero umanesimo, anche soffrendo. Poi c’è stata la dittatura contraria del comunismo, dove di nuovo ha lottato per la fede, per la presenza di Dio nel mondo, per il vero umanesimo che è dipendente dalla presenza di Dio: solo l’uomo è immagine di Dio e l’umanesimo fiorisce. Così era – diciamo – il suo destino: lottare in due lotte diverse e contrastanti e proprio in questa decisione per il vero contro lo spirito dei tempi, questo vero umanesimo che viene dalla fede cristiana, è un grande esempio non solo per i croati, ma per tutti noi” (Intervista Concessa dal Santo padre Benedetto XVI ai Giornalisti durante il volo verso la Croazia, 4 giugno 2011).

Il Papa ha sostenuto la necessità del riconoscimento del fondo storico della sapienza umana europea, segno della sua ragionevolezza universale e del suo perdurante significato di fronte a una tendenza a-storica che cerca di auto costruirsi soltanto in una razionalità a- storica, astratta, razionalista. Si tratta di invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio, dell’umanesimo e, su questo cammino scorgere anche in Europa le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia e aiuta a trovare la via verso il futuro, anche sull’esempio del vescovo di Praga sant’Adalberto.

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