Non abbiate paura
Non abbiate paura di andare controcorrente per incontrare Gesù, di puntare verso l’alto per incrociare il suo sguardo
“Oggi devo fermarmi a casa tua. In fretta scese e l’accolse” (Lc 19,5-6). Quante volte durante la Visita pastorale, avete ascoltato e meditato queste parole, rivolte da Gesù a Zaccheo! Esse sono state il motivo conduttore dei vostri incontri comunitari, offrendovi uno stimolo efficace per accogliere Gesù Risorto, via sicura per trovare pienezza di vita e felicità. Infatti, l’autentica realizzazione dell’uomo e la sua vera gioia non si trovano nel potere, nel successo, nel denaro, ma soltanto in Dio, che Gesù Cristo ci fa conoscere e ci rende vicino. E’ questa l’esperienza di Zaccheo. Egli, secondo la mentalità corrente, ha tutto: potere e denaro. Può dirsi un “uomo
arrivato”: ha carriera, ha raggiunto ciò che voleva e potrebbe dire, come il ricco stolto della parabola evangelica, “anima mia hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia bevi e divertiti” (Lc 12,19) Per questo il suo desiderio di vedere Gesù è sorprendente. Che cosa lo spinge a ricercare l’incontro con Lui? Zaccheo si rende conto che quanto possiede non gli basta, sente il desiderio di andare oltre. Ed ecco che Gesù, il profeta di Nazareth, passa da Gerico, la sua città. Di Lui gli è giunta l’eco di alcune parole inconsuete: beati i poveri, i miti, gli afflitti, gli affamati di giustizia. Parole per lui strane, ma forse per questo affascinanti e nuove. Vuole vedere questo Gesù. Ma Zaccheo, seppure ricco e potente, è piccolo di statura. Perciò corre avanti, sale su un albero, un sicomoro. Non gli importa di esporsi al ridicolo: ha trovato un modo per rendere possibile l’incontro. E Gesù arriva, alza lo sguardo verso di lui, lo chiama per nome: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi dveo fermarmi a casa tua” (Lc 19,5). Nulla è impossibile a Dio! Da questo incontro scaturisce per Zaccheo una vita nuova: accoglie Gesù con gioia, scoprendo finalmente la realtà che può riempire veramente e pienamente la sua vita. Ha toccato con mano la salvezza, ormai non è più quello di prima e come sgeno di conversione si impegna a donare metà die suoi beni ai poveri e a restituire il quadruplo a chi aveva derubato. Ha trovato il vero tesoro, perché il Tesoro, che è Gesù, ha trovato lui!.Amata Chiesa che sei in Venezia! Imita l’esempio di Zaccheo e vai oltre! Supera e aiuta l’uomo di oggi a superare gli ostacoli dell’individualismo, del relativismo; non lasciarti mai trarre verso il basso dalle mancanze che pososno segnare le comunità cristiane. Sforzati di vedere da vicino la persona di Cristo, che ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6). Come successore dell’Apostolo Pietro, visitando inq uetsi giorni la vostra terra, ripeto a ciacsuno di voi: non abbiate paura di andare controcorrente per incontrare Gesù, di puntare verso l’alto per incrociare il suo sguardo. Nel “logo” di questa mia Visita pastorale è rappresentata la scena di Marco che consegna il Vangelo a Pietro, tratta da un mosaico di questa Basilica. Oggi, simbolicamente, vengo a riconsegnare il Vangelo a voi, figli spirituali di san Marco, per confermarvi nella fede e incoraggiarvi dinnanzi alle sfide del momento presente. Avanzate fiduciosi nel senetiero della nuova evangelizzazione, nel seervizio amorevole deiie poveri e nella testimonianza coraggiosa all’interno delle varie realtà sociali. Siate consapevoli d’essere portatori d’essere portatori di un messaggio che è per ogni uomo e per tutto l’uomo; un messaggio di fede, di speranza e di carità. (…)
Nel corso della Visita pastorale avete dedicato speciale cura alla testimonianza che le vostre comunità cristiane sono chiamate a rendere, a partire dai fedeli più motivati e consapevoli. A tale proposito, vi siete giustamente preoccupati di rilanciare l’evangelizzazione e la catechesi degli adulti e delle nuove generazioni proprio a partire da piccole comunità di adulti e di genitori, che, costituendo quasi dei cenacoli domestici, possano vivere la logica dell’evento cristiano anzitutto nella testimonianza della comunione e della carità. Vi esorto a non risparmiare energie nell’annuncio del Vangelo e nell’educazione cristiana, promuovendo la catechesi ad ogni livello, sia quelle offerte formative e culturali che costituiscono un vostro rilevante patrimonio spirituale. Sappiate dedicare particolare cura alala formazione cristiana dei bambini, dgegli adolescenti e diei giovani. Essi hanno bisogno di validi punti di riferimento: siate loro esmepi di coerenza umana e cristiana. Lungo il percorso della Visita pastorale è emersa anche la necessità di un sempre maggiore impegno nella carità quale esperienza del dono generoso e gratuito di sé, fino a creare l’esigenza di manifestare con chiarezza il volto missionario della parrocchia, fino a creare realtà pastorali che, senza rinunciare alla capillarità siano capaci di slancio apostolico.
Cari amici, la missione della Chiesa porta frutto perché Cristo è realmente presente tra noi, in modo del tutto particolare nella Santa Eucaristia. La sua è una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a Sé. Cristo ci attira a Sé, ci fa uscire da noi stessi per fare di noi tutti una cosa sola con Lui. In questo modo Egli ci inserisce anche nella comunità dei fratelli: la comunione con il Signore è sempre anche comunione con gli altri. Per questo la nostra vita spirituale dipende essenzialmente dall’Eucaristia. Senza di essa la fede e la speranza si spengono, la carità si raffredda. Vi esorto pertanto a curare sempre di più la qualità delle celebrazioni eucaristiche, specialmente quelle domenicali, affinché il Giorno del Signore sia vissuto pienamente e illumini le vicende e le attività di tutti i giorni. Dall’Eucaristia, fonte inesauribile di amore divino, potrete attingere l’energia necessaria per portare Cristo agli altri e per portare gli altri a Cristo, per essere quotidianamente testimoni di carità e di solidarietà e per condividere i beni che la Provvidenza vi concede con i fratelli privi del necessario” (Benedetto XVI, Assemblea per la chiusura della Visita Pastorale Diocesana, 8 maggio 2011).
Cuore del Concilio Vaticano II sono questi due pilastri descritti da Benedetto XVI:
- l’uomo con le sue domande di fondo che caratterizzano l’esistenza umana cioè chi sono? Da dove vengo e dove vado? Perché la presenza del male? Cosa ci sarà dopo questa vita? è la via della Chiesa. In ogni io umano c’è il desiderio naturale di Dio cioè una meta che va oltre la dimensione creaturale o senso religioso per cui nessuno e niente può togliere l’inquietudine e la tristezza se non Dio.
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