Il demonio
Il diavolo è all’opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l’uomo che vuole avvicinarsi al Signore
“La prima domenica dell’itinerario quaresimale evidenzia la nostra condizione dell’uomo su questa terra. Il combattimento vittorioso contro le tentazioni, che dà inizio alla missione di Gesù, è un invito a prendere consapevolezza della propria fragilità per accogliere la Grazia che libera dal peccato e infonde nuova forza in Cristo, via, verità e vita. E’ un deciso richiamo a ricordare come la fede cristiana implichi, sull’esempio di Gesù e in unione con Lui, una lotta “contro i dominatori di questo mondo tenebroso” (Ef 6,12), nel quale il diavolo è all’opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l’uomo che vuole avvicinarsi al Signore; Cristo ne esce vittorioso, per aprire anche il nostro cuore alla speranza e guidarci a vincere le seduzioni del male.
Il Vangelo della Trasfigurazione del Signore pone davanti ai nostri occhi la gloria di Cristo, che anticipa la risurrezione e che annuncia la divinizzazione dell’uomo. La comunità cristiana prende coscienza di essere condotta, come gli Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, “in disparte, su un alto monte” (Mt 17,1), per accogliere nuovamente in Cristo, quali figli nel Figlio, il dono della Grazia di Dio: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo” (v.5). E’ l’invito a prendere le distanze dal rumore quotidiano per immergersi nella presenza di Dio: Egli vuole trasmetterci, ogni giorno, una Parola che penetra nelle profondità del nostro spirito, dove discerne il bene e il male (Eb 4,12) e rafforza la volontà di seguire il Signore.
La domanda di Gesù alla Samaritana: “Dammi da bere” (Gv 4,7), che viene proposta nella liturgia della terza settimana, esprime la passione di Dio per ogni uomo e vuole suscitare nel nostro cuore il desiderio del dono dell’”acqua che zampilla per la vita eterna” (v. 14): è il dono dello Spirito santo, che fa dei cristiani “veri adoratori” in grado di pregare il Padre “in spirito e verità” (v. 23). Solo quest’acqua può estinguere la nostra sete di bene, di verità e di bellezza! Solo quest’acqua, donataci dal Figlio, irriga i deserti dell’anima inquieta e insoddisfatta, “finché non riposa in Dio”, secondo le celebri parole di sant’Agostino.
La “domenica del cieco nato” presenta Cristo come luce del mondo. Il Vangelo interpella ciascuno di noi: “Tu, credi nel Figlio dell’uomo?. “Credo, Signore!” (Gv 9,35.38), afferma con gioia il cieco nato, facendosi voce di ogni credente. Il miracolo della guarigione è il segno che Cristo, insieme alla vista, vuole il nostro sguardo interiore, perché la nostra fede diventi sempre più profonda e possiamo riconoscere in Lui l’unico nostro Salvatore. Egli illumina tutte le oscurità della vita e porta l’uomo e vivere da “figlio della luce”.
Quando, nella quinta domenica, ci viene proclamata la risurrezione di Lazzaro, siamo messi di fronte al mistero ultimo della nostra esistenza: “Io sono al risurrezione e la vita…Credi questo?” (Gv 11,2526). Per la comunità cristiana è il momento di riporre con sincerità, insieme a Marta, tutta la speranza in Gesù di Nazareth: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo” (v. 27).La comunione con Cristo in questa vita ci prepara a superare il confine della morte, per vivere senza fine in Lui. La fede nella risurrezione dei morti e la speranza della vita eterna aprono il nostro sguardo al senso ultimo della nostra esistenza: Dio ha creato l’uomo per la risurrezione e per la vita, e questa verità dona la dimensione autentica e definitiva della storia degli uomini, alla loro esistenza personale e al loro vivere sociale, alla cultura, alla politica, all’economia. Privo della luce della fede l’universo intero finisce rinchiuso dentro un sepolcro senza futuro, senza speranza.
Il percorso quaresimale trova il suo compimento nel Triduo Pasquale, particolarmente nella Grande Veglia nella Notte Santa: rinnovando le promesse battesimali, riaffermiamo che Cristo è il Signore della nostra vita che Dio ci ha comunicato quando siamo rinati “dall’acqua e dallo Spirito Santo”, e riconfermiamo il nostro fermo impegno di corrispondere all’azione della Grazia per essere suoi discepoli” (Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2011).
Benedetto XVI propone quest’anno nel suo Messaggio per la Quaresima il percorso liturgico delle cinque domeniche dell’Anno A e nella prima Domenica la lotta, sull’esempio di Gesù e in unione con Lui, “contro i dominatori di questo mondo tenebroso” (Ef 6,12), nel quale il diavolo è all’opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l’uomo che vuole avvicinarsi al Signore: la nostra lotta non è solo contro la carne e il sangue cioè il male che stoicamente viene dal libero arbitrio e dai limiti della natura, ma – ci ricorda san Paolo – anzitutto da Satana e dagli angeli ribelli, che operano anche attraverso le molestie, che la carne e il sangue ci affliggono.
Non c’è concezione cristiana completa della vita dell’uomo e della storia se si oblitera una verità di fede, un particolare fondamentale come quello del centro dell’opposizione all’avvenimento redentore di Cristo che permane nella storia, non più certo, con la possibilità di vincere che ha avuto prima dell’inizio dell’Incarnazione del Signore risorto che continua nella vita divino – umana della Chiesa con la sua Parola e i suoi Sacramenti, ma per la possibilità che egli esercita anche oggi – come ha ricordato il Papa – di contestare e di rendere difficoltosa l’affermazione della glori di Cristo risorto nella storia. Rifiutarlo di riconoscerlo esistente, uscendo quindi dal quadro del fondamento della testimonianza biblica e del normativo insegnamento ecclesiastico o, pastoralmente, non presentandolo nell’omelia della prima domenica di quaresima di tutti e tre gli anni, di svilupparne la conoscenza nella catechesi, si corre il rischio di perdere la consapevolezza della natura profonda e cattolica della fede e di non averne una visione adeguata su chi è Dio e chi è ogni uomo, da dove deriva il male e come liberarcene: proprio l’assenza di questa visione adeguata ci rende particolarmente vulnerabili nei confronti della attuale realtà storica secolarizzata. Non è un caso che questa difficoltà di tipo culturale ad avere chiara oggi perfino la consapevolezza condivisa dell’esistenza del demonio, chi sia, che cosa fa e come lo si vince in unione con Cristo, rende il popolo cristiano così subalterno a questo tremendo proliferare in crescita di sette deviate, di forme deviate di cristianesimo fino a un satanismo a buon mercato, che comunque condiziona certamente anche la vita dei giovani, contribuendo all’attuale emergenza educativa. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che l’esistenza degli angeli e dei demoni “è una verità di fede”. La testimonianza della Sacra Scrittura è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione e dell’esperienza del male..
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