Santa Veronica Giuliani
“Ho trovato l’Amore, l’Amore si è lasciato vedere!”
“Santa Veronica (1660 – 1727) ha una spiritualità marcatamente cristologica – sponsale: è l’esperienza di essere amata da Cristo. Sposo fedele e sincero, e di voler corrispondere con un amore sempre più coinvolto e appassionato. In lei tutto è interpretato in chiave d’amore, e questo le infonde una profonda serenità. Ogni cosa è vissuta in unione con Cristo, per amore suo, e con la gioia di poter dimostrare a Lui tutto l’amore di cui è capace una creatura.
Il Cristo a cui Veronica è profondamente unita è quello sofferente della passione, morte e risurrezione; è Gesù nell’atto di offrirsi al Padre per salvarci. Da questa esperienza deriva anche
l’amore intenso e sofferente per la Chiesa, nella duplice forma della preghiera e dell’offerta. La Santa vive in quest’ottica: prega, soffre, cerca la “povertà santa”, come “esproprio”, perdita di sé (Diario,III, 523), proprio per essere come Cristo, che ha donato tutto se stesso.In ogni pagina dei suoi scritti Veronica raccomanda qualcuno al Signore, avvalorando le sue preghiere d’intercessione con l’offerta di se stessa in ogni sofferenza. Il suo cuore si dilata a tutti “i bisogni di Santa Chiesa”, vivendo con ansia il desiderio della salvezza di “tutto l’Universo del mondo (ibid., III – IV). Veronica grida: “O peccatori, o peccatrici…tutti e tutte venite al cuore di Gesù; venite alla lavanda del suo preziosismo sangue…Egli vi aspetta con le braccia aperte per abbracciarvi” (ibid. , II, 16 -17). Animata da un’ardente carità, dona alle sorelle del monastero attenzione, comprensione, perdono; offre le sue preghiere e i suoi sacrifici per il Papa, il suo vescovo, i sacerdoti e per tutte le persone bisognose, comprese le anime del purgatorio. Riassume al sua missione contemplativa in queste parole: “Noi non possiamo andare predicando per il mondo a convertire anime, ma siamo obbligate a pregare di continuo per tutte quelle anime che stanno in offesa a Dio..particolarmente con le nostre sofferenze, cioè con un principio di vita crocifissa” (ibid.,IV, 877). La nostra Santa concepisce questa missione come uno “stare in mezzo” tra gli uomini e Dio, tra i peccatori e Cristo Crocifisso.
Verona vive in modo profondo la partecipazione all’amore sofferente di Gesù, certa che il “soffrire con gioia” sia la “chiave dell’amore” (ibid., I, 299.417; III, 330.303.871; IV, 192). Ella evidenzia che Gesù patisce per i peccati degli uomini, ma anche per le sofferenze che i suoi servi fedeli avrebbero dovuto sopportare lungo i secoli, nel tempo della Chiesa, proprio per la loro fede solida e coerente. Scrive: “L’eterno Suo Padre Gli fece vedere e sentire in quel punto tutti i patimenti che avevano da patire i suoi eletti, le anime Sue più care, cioè quelle che si sarebbero approfittate del Suo Sangue e di tutti i Suoi patimenti” (ibid., II, 170). Come dice di sé l’apostolo Paolo: “Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” Col 1,24). Verona arriva a chiedere a Gesù di essere crocifissa con Lui: “In un istante – scrive -, io vidi uscire dalle Sue santissime piaghe cinque raggi risplendenti; e tutti vennero alla volta mia. Ed io vedevo questi raggi divenire piccole fiamme. In quattro vi erano i chiodi; ed in una vi era la lancia, come d’oro, tutta infuocata: e mi passò il cuore, da banda a banda…e i chiodi passarono le mani e i piedi. Io sentii gran dolore; ma, nello stesso dolore, mi vedevo, mi sentivo tutta trasformata in Dio” (Diario, I, 897).
La Santa è convinta di partecipare già al Regno di Dio, ma contemporaneamente invoca tutti i Santi della Patria beata perché le vengano in aiuto nel cammino terreno della sua donazione, in attesa della beatitudine eterna; è questa la costante aspirazione della sua vita (ibid., II,9°9; V, 246). Rispetto alla predicazione dell’epoca, incentrata non raramente sul “salvarsi l’anima” in termini individuali, Veronica mostra un forte senso “solidale”, di comunione con tutti i fratelli e le sorelle in cammino verso il Cielo, e vive, prega, soffre per tutti. Le cose penultime, terrene, invece, pur apprezzate in senso francescano come dono del Creatore, risultano relative, del tutto subordinate al “gusto” di Dio e sotto il segno di una povertà radicale. Nella communio sanctorum, ella chiarisce la sua donazione ecclesiale, nonché il rapporto tra la Chiesa pellegrinante e la Chiesa celeste. “I Santi tutti – scrive – sono colassù mediante i meriti e la passione di Gesù; ma a tutto quello che ha fatto nostro Signore, essi hanno cooperato, in modo che la loro via è stata tutta ordinata, regolata dalle medesime opere (sue)” (ibid., III, 203).
Negli scritti di Veronica troviamo molte citazioni bibliche, a volte in modo indiretto, ma sempre puntuale: ella rivela una familiarità con il Testo sacro, del quale si nutre la sua esperienza spirituale. Va rilevato, inoltre, che i momenti forti dell’esperienza mistica di Veronica non sono mai separati dagli eventi salvifici celebrati nella liturgia, dove ha un posto particolare la proclamazione e l’ascolto della Parola di Dio. La Sacra Scrittura, dunque, illumina, purifica, conferma l’esperienza di Veronica, rendendola ecclesiale. D’altra parte, però, proprio la sua esperienza, ancorata alla Sacra Scrittura con una intensità non comune, guida ad una lettura più profonda e “spirituale” dello stesso Testo, entra nella profondità nascosta del testo. Ella non solo si esprime con le parole della Sacra Scrittura, ma realmente anche vive di queste parole, diventano vita in lei.
Ad esempio, la nostra Santa cita spesso l’espressione dell’Apostolo Paolo: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi” (Rm 8,31; Diario, I,714). In lei. L’assimilazione di questo testo paolino, questa sua fiducia grande e gioia profonda, diventa un fatto compiuto nella sua stessa persona: “L’anima mia – scrive – è stata legata colla divina volontà ed io mi sono stabilita davvero e fermata per sempre nella volontà di Dio. Parevami che mai più avessi da scostarmi da questo volere di Dio e tornai in me con queste precise parole: niente mi potrà separare dalla volontà di Dio, né angustie, né pene, né travagli, né disprezzi, né tentazioni, né creature, né demoni, né oscurità, e nemmeno al medesima morte, perché, in vita e in morte, voglio tutto, e in tutto, il volere di Dio” (Diario, IV, 272). Così siamo anche nella certezza che la morte non è l’ultima parola, siamo fissati nella volontà di Dio e così, realmente, nella vita per sempre.
Veronica si rivela, in particolare, una testimone coraggiosa della bellezza e della potenza dell’Amore divino, che la attira, la pervade, la infuoca. E’ l’Amore crocifisso che si è impresso nella sua carne, come in quella di san Francesco d’Assisi, con le stimmate di Gesù. “Mia sposa – mi sussurra il Cristo crocifisso – mi sono care le penitenze che fai per coloro che sono in mia disgrazia …Poi, staccando un braccio dalla croce, mi fece cenno di mi accostassi al Suo costato… E mi trovai tra le braccia del Crocefisso. Quello che provai in quel punto non posso raccontarlo: avrei voluto star sempre nel Suo santissimo costato” (ibid., I, 37). E’ anche un’immagine del suo cammino spirituale, della sua vita interiore: stare nell’abbraccio del Crocifisso e così stare nell’amore di Cristo per gli altri. Anche con la Vergine Maria Veronica vive una relazione di profonda intimità, testimoniata dalle parole che si sente dire un giorno dalla Madonna e che riporta nel suo Diario: “Io ti feci riposare nel mio seno, avesti l’unione con l’anima mia, e da essa fosti come in volo portata davanti a Dio” (IV, 901).
Santa Veronica Giuliani ci invita a far crescere, nella nostra vita cristiana, l’unione con il Signore nell’esser per gli altri, abbandonandoci alla sua volontà con fiducia completa e totale, e l’unione con la Chiesa, Sposa di Cristo; ci invita a partecipare all’amore sofferente di Gesù Crocifisso per la salvezza di tutti i peccatori; ci invita a tenere lo sguardo fissolo al Paradiso, meta del nostro cammino terreno, dove vivremo assieme a tanti fratelli e sorelle la gioia della comunione piena con Dio; ci invita a nutrirci quotidianamente della Parola di Dio per riscaldare il nostro cuore e orientare la nostra vita. Le ultime parole della Santa possono considerarsi la sintesi della sua apapsisonata esperienza mistica:”Ho trovato l’Amore. L’Amore si è lasciato vedere!” (Benedetto XVI, Udienza Generale, 15 dicembre 2010).
In un momento storico in cui la predicazione accentuava l’impegno per la salvezza della propria anima Santa Veronica Giuliani, nella sua esperienza mistica, ha saputo ricordare e testimoniare che Cristo è morto per tutti. Vivere per Lui significa lasciarsi coinvolgere totalmente nel suo “essere per” e a partecipare all’amore sofferente di Gesù Cristo per la salvezza di tutti i peccatori.
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